Impatto ambientale

Valutare correttamente l’impatto ambientale dei pannolini lavabili da confrontare con quello degli usa&getta non è facile, a causa delle notevoli variabili che andrebbero considerate (tessuti diversi e lavaggi casalinghi gestiti in maniera diversa da ogni famiglia). Anche l’impatto ambientale degli u&g non è facile da calcolare poiché nel corso degli anni sono stati fatti cambiamenti ai costituenti principali e questo influenza il loro impatto ambientale e gli studi che si trovano in rete non sono sempre completi e aggiornati.

impatto ambientale

L’impatto ambientale si valuta analizzando il ciclo di vita di un prodotto che non è altro che un’analisi dalla “culla alla tomba” del prodotto stesso e comprende: estrazione/produzione delle materie prima necessarie, produzione del prodotto, trasporti (di materie prime e distribuzione del prodotto al consumatore), uso da parte del consumatore e smaltimento.
Per ogni fase si calcola l’energia e le materie prime consumate, l’eventuale inquinamento di aria, acqua e i rifiuti solidi generati.

ciclo vita

Impatto ambientale dei pannolini usa&getta

Purtroppo non è facile trovare studi recenti che analizzano adeguatamente gli impatti dei pannolini seguendo queste indicazioni.
Molti degli studi che si trovano in rete sul calcolo del ciclo vitale dei diversi tipi di pannolini presentano risultati confusi, a volte in contrasto tra loro, alcuni con evidenti errori, altri che non hanno preso in considerazione tutto il ciclo di vita ma solo la parte dell’utilizzo (senza considerare impatto di produzione e di fine ciclo vitale), per questo motivo vi raccomandiamo di fare attenzione a quello che leggete, perché molti studi sono stati commissionati da industrie coinvolte nella vendita dei prodotti stessi e quindi non privi di conflitto d’interessi.

Per far capire a chi non ci aveva ancora pensato, quanto possano essere subdoli alcuni studi o alcuni articoli sulle riviste, vi portiamo un esempio…
Nel 1991, Procter&Gamble (proprietario del marchio Pampers) ha commissionato 2 studi presso due diverse agenzie, per ottenere l’analisi dell’impatto ambientale del ciclo di vita dei pannolini. Entrambi gli studi conclusero che c’era pochissima differenza nell’impatto ambientale globale tra pannolini lavabili e u&g. P&G usò questi risultati su materiale pubblicitario e leaflet distribuiti negli ambulatori e nelle scuole.
Il Women’s Environmental Network (WEN), un’associazione con la missione di valutare le connessioni tra benessere, salute e ambiente visti dalla prospettiva della donna, dubitando delle conclusioni ottenute commissionò ad una agenzia (Landbank Consultancy) una revisione critica di questi studi.
I risultati di questa revisione si trovano spesso citati in rete: The Landbank Consultancy Limited, “A Review of Procter&Gamble’s Environmental Balances for Disposables and Re-usable Nappies,” July 1991.
La prima cosa che emerse fu che i due studi originali avevano preso in considerazione solo la fase di utilizzo del pannolino e in questa fase i PL avevano un impatto alto dovuto ai lavaggi, mentre non venivano presi in considerazione né la fase di produzione né la fine vita dove, ovviamente, gli u&g non risultavano così ecologici.
Landbank quindi ha esaminato i dati dei due studi, più altre informazioni pubbliche, ricalcolando gli impatti ambientali delle due tipologie di pannolini considerando dalla crescita o estrazione delle materie prime, fino alla destinazione a fine vita e ha concluso che:
I pannolini u&g necessitano dalle 4 alle 30 volte più terreno per far crescere i materiali naturali che sfruttano rispetto a quelli necessari per i pannolini lavabili.
La produzione di 1 u&g richiede 3.5 volte più energia, 8 volte più materia prima non rinnovabile e 90 volte più materia prima rinnovabile di un pannolino lavabile. Mentre i processi d produzione di u&g e lavabili sembrano consumare la stessa quantità di energia fossile.
Un u&g produce 2.3 volte più acqua di scarico e 60 volte più rifiuti solidi di un PL.
Ovviamente una discreta differenza di impatto tra i due tipi di pannolini.

Questi calcoli, però, potrebbero non essere più attuali poiché si basano sulla composizione degli u&g di quel periodo (pre 1991) e nel corso degli anni qualcosa è stato cambiato.
Nel 1987 il pannolino u&g pesava circa 65 g ed era composto per l’81% da polpa di cellulosa, poi si è iniziato ad usare i SAP al posto della polpa di cellulosa che, in un peso decisamente minore, hanno permesso di ottenere maggiore assorbimento e in questo modo hanno anche ridotto l’impatto ambientale degli u&g.
Quindi per avere informazioni più sicure dovremmo basarci su studi più recenti.
Lo studio che ho trovato, più recente in assoluto che analizza i pannolini u&g è: “Evolution of disposable baby diapers in Europe: life cycle assessment of environmental impacts and identification of key areas of improvement.”
Da questo studio abbiamo come dati più recenti di un u&g “ultra”, un peso totale di 36 g di cui: polpa cellulosa 13.2 g, SAP 11.1 g, PP 5.8 g, LPDE 2.2 g, elastici 1 g, adesivi 0.1 g, altro 2.6 g.
Lo studio conclude che l’impatto ambientale maggiore negli u&g è determinato dalla raccolta e dalla produzione dei materiali costituenti i pannolini (questo spiega anche perché se si effettua uno studio analizzando solo la produzione del prodotto finito questo risulta a basso impatto) e l’altra fase con un alto impatto ambientale è la “fine vita”, quindi lo smaltimento del pannolino dopo che è stato usato.

Alla fine del loro ciclo vitale gli u&g finiscono nei rifiuti solidi municipali. Che problematiche ambientali provocano gli u&g a fine vita?
Problema di spazio: in America più o meno 28 miliardi di u&g finiscono ogni anno nelle discariche. Un tale volume permetterebbe di andare e tornare dalla luna per 9 volte. In Italia si stimano 172000 tonnellate annue di u&g, corrispondenti  ad un volume in discarica di circa 614000 m3. Oltre al fatto che contribuiscono notevolmente ad aumentare il riscaldamento globale, lo spazio a disposizione delle discariche non è infinito e quando inizierà a stare stretto, forse si dovrà correre ai ripari con nuove installazioni di inceneritori… chi è che ne desidera uno di fianco a casa?

problema spazioProblema di decomposizione: Ancora non ci sono studi sufficienti per affermare con esattezza quanto tempo ci mettono a disgregarsi nelle discariche, soprattutto perché essendo rivestiti di plastica non sono esposti all’aria (che accelererebbe il processo di degradazione), quindi si parla anche di 500 anni per decomporsi e le parti di plastica potrebbero anche non decomporsi mai.

problema decomposizioneProblemi di contaminazioni: Tornando a parlare della diossina, anche se presente in tracce in ogni u&g, questa sostanze potrebbe diventare una minaccia per tutti una volta che le discariche sono riempite di u&g. Se la Diossina dovesse in qualche modo penetrare nel sottosuolo potrebbe contaminare l’acqua delle falde e diventare una minaccia per la salute se raggiunge elevate concentrazioni.
Un altro pericolo di contaminazione del sottosuolo, questa volta batterico e non chimico, potrebbe provenire dalle feci che normalmente rimangono negli u&g (nonostante le indicazioni sarebbero di eliminarle nel WC come si fa normalmente con i pannolini lavabili e in America lo si trova proprio scritto su alcune confezioni di pannolini u&g). Su questo tema, però, le autorità americane hanno affermato che, se si possono gettare nei rifiuti municipali, non si tratta in alcun modo di rifiuti pericolosi.

Impatto ambientale dei pannolini lavabili

Se il ciclo di vita degli u&g calcolato negli ultimi studi effettuati è da considerarsi abbastanza realistico, non si può dire la stessa cosa del ciclo di vita dei pannolini lavabili in cui vengono prese in considerazione poche tipologie di pannolini lavabili (generalmente è la categoria dei pieghevoli) solamente di un tessuto (sempre solo cotone) e con routine di lavaggio molto variabili tra loro e molto diverse da quelle consigliate da noi (stoccaggio in ammollo con sanificatore, lavaggi anche a 90° oppure a freddo, uso di notevoli quantità di detersivo e addirittura ammorbidente, una buona percentuale di asciugatura in asciugatrice e una percentuale di utilizzo del ferro da stiro).
Quindi, quando leggete un articolo su una rivista che afferma che i pannolini lavabili hanno lo stesso (o addirittura maggiore) impatto ambientale degli u&g e cita uno studio autorevole a confermare la sua notizie, prima di prendere decisioni basandovi su queste affermazioni andate ad approfondire quello che viene scritto nello studio citato.

Vi portiamo un esempio.
Un autorevole studio relativamente recente (dati del 2006): An updated lifecycle assessment study for disposable and reusable nappies, Science Report – SC010018/SR2, Oct 08, The Environment Agency, Bristol, UK.
Conclude che:
“l’u&g medio del 2006 determinerebbe un impatto sul riscaldamento globale di circa 550kg equivalenti di anidride carbonica in 2 anni e mezzo… … per quanto riguarda i pannolini riutilizzabili, lo scenario di base considerato usando una lavatrice a medio impatto energetico e asciugatrice, ha prodotto un impatto sul riscaldamento globale di circa 570kg equivalenti di anidride carbonica. Comunque lo studio ha mostrato che l’impatto per i pannolini riutilizzabili dipende moltissimo dal modo in cui vengono lavati.”
Ho estrapolato solo un paio di frasi e sono stata anche generosa inserendo anche l’ultima frase.
Un bravo giornalista (di parte) scrive un lungo articolo utilizzando dati autorevoli (l’equivalente UK del nostro ministero per l’ambiente) in cui si può concludere che i pannolini lavabili sono meno ecologici degli u&g mettendo in crisi le (ancora poche) mamme che scelgono i lavabili per impattare meno sull’ambiente.
Se invece andate a leggere lo studio originale trovate che le conclusioni sono più lunghe e affermano che l’impatto sul riscaldamento globale dei pannolini lavabili (per inciso sono stati presi in considerazione solo fitted in cotone) lavati a pieno carico, in una lavatrice classe A, ad una temperatura massima di 60°, asciugati al sole e riusati con un secondo figlio è di circa 342 kg equivalenti di anidride carbonica… una “piccola” differenza!
E per fare un paragone quotidiano, lo studio afferma che 200 kg equivalenti di anidride carbonica corrispondono circa all’impatto generato guidando un auto per circa 1000 km.
Leggendo la cosa all’opposto, questo significa che l’impatto sul riscaldamento globale dell’utilizzo di 2,5 anni di pannolini lavabili è inferiore a quello creato da 2000 km percorsi in auto.

Purtroppo nessuno degli studi effettuati fino ad ora pone delle premesse vicine alle nostre realtà, in particolare:

  • Considerano per i loro calcoli l’uso di fitted di cotone (UK) o di quadrati di cotone (Australia) quindi mancano valutazioni sulle altre tipologie di pannolini.
  • Mancano completamente studi sugli impatti ambientali di tessuti diversi dal cotone come microfibra, canapa, bambù e cotone organico (che utilizza meno sostanze inquinanti).

Anche la routine di lavaggio dei pannolini presa come base negli studi, a volte si discosta moltissimo dalla nostra (es per lo studio australiano: stoccaggio a secco, ammollo ogni 2 gg dei pannolini sporchi di cacca a 55° con igienizzante e successivo lavaggio ogni 2 gg di tutti i pannolini ma a freddo).

Inoltre basano i loro calcoli su presupposti numerici molto diversi tra loro:
peso u&g 38.6 g e 4.16 cambi al giorno (= 3796 pannolini in 2,5 anni di utilizzo) per UK.
peso medio u&g 50g e 5.5 cambi al giorno 5,5 (dati forniti da Huggies) (= 5018 pannolini nei 2,5 anni considerati) per Australia.
(sembrerà una sciocchezza preoccuparsi per un 1.34 in più o in meno ma considerate che su 2,5 anni, quella differenza in più di media al giorno corrisponde a circa 1200 pannolini!).

Oppure non analizzano tutto, ad esempio gli australiani hanno preso in considerazione solo l’impatto della polpa di cellulosa e non degli altri componenti dell’u&g.

Dallo studio australiano emerge questo dato:
Area di terreno per la produzione della materia prima (nel caso dei lavabili si tratta di cotone, una coltivazione molto dispendiosa dal punto di vista idrico e di uso di pesticidi)
u&g 407-829 m2/anno
lavabili 13-40 m2/anno
Questo valore dimostra che il cotone utilizzato per i pannolini lavabili è una piccolissima frazione del mercato globale del cotone e forse, prima di preoccuparci dell’impatto del cotone di 30-40 pannolini, sarebbe meglio preoccuparsi delle centinaia di altri capi di abbigliamento…

Concludendo

Chiaramente entrambe le tipologie u&g e lavabili hanno effetti sull’ambiente.
Ma se cercate degli studi scientifici che vi forniscano le risposte per poter calcolare il “vostro” impatto ambientale con i pannolini, difficilmente troverete la risposta negli studi fatti fino ad ora.
Però una cosa emerge dagli ultimi studi fatti, l’unico modo per ridurre l’impatto ambientale con gli u&g è tenere il più possibile il bimbo senza pannolino per utilizzarne il meno possibile (NB mi raccomando per la salute del vostro bambino non pensate al trucco opposto di tenere più a lungo possibile un pannolino indossato per consumarne meno!!).
Mentre Con i pannolini lavabili in qualche modo siete voi utilizzatori che potete “controllare” l’impatto ambientale e ridurlo in base alle vostre azioni (nella scelta dei materiali, con una gestione efficiente dei lavaggi, oltre che tempo senza pannolino, riutilizzandoli voi con altri figli o dandogli una seconda vita vendendo l’usato).

Qui di seguito alcuni suggerimenti per ridurre al minimo l’impatto ambientale dei pannolini lavabili:

  • Acquistare e utilizzare pannolini lavabili usati/riutilizzateli per altri figli/rivendeteli o cedeteli ad altri al termine del vostro uso (ammortizza ulteriormente l’impatto della produzione di quel pannolino)
  • Preferire l’acquisto di pannolini di tessuti organici (biologici) e tessuti a basso impatto come la canapa.
  • Se si deve acquistare una nuova lavatrice, preferire una macchina con efficienza almeno A +
  • Conservare i pannolini a secco (riduce i consumi di acqua ed è anche più igienico);
  • Lavare a carico pieno (eventualmente aggiungendo altri capi ai pannolini);
  • Scegliere detersivi ecologici (riduce l’impatto del lavaggio sull’inquinamento);
  • Asciugare il più possibile stesi e ridurre al minimo l’utilizzo dell’asciugatrice;
  • Ovviamente lavare a 40° ha un impatto ambientale minore rispetto al lavaggio a 60° ma su questo aspetto ogni famiglia deciderà in base alle proprie idee/abitudini.

Se lavate a pieno carico, alla temperatura massima di 60° e stendete al sole state già impattando molto meno degli u&g.